Quando una cammina succedono anche cose strane. E’ che poi quando dimentichi il cellulare a casa e con te non hai nemmeno la radio, succede che sei costretta a pensare. E più pensi e più cammini. E più cammini e più ti rendi conto che proprio oggi hai talmente tanti pensieri che potresti tranquillamente partire da Roma e ritrovarti a Medjugorie per chiedere alla Madonna il miracolo di farti smettere di pensare.
Allora, tralasciamo i pensieri pesanti, ossia quelli veri, e soffermiamoci su questa osservazione che da ormai qualche mese mi viene mossa da più parti e da più lati, tanto che non riesco più a schivarne i colpi: “ah, senti, ma perché se arriviamo single a 35 anni non ci sposiamo io e te?”
Silenzio. Pausa. Riflessione.
Perché io fino a qualche mese fa ci ridevo sopra, lo prendevo come un complimento, ma poi, appunto, ho camminato e mi è venuta l’illuminazione. La conoscete la storia della Sora Camilla? E sapete che fine ha fatto la Sora Camilla? Io nemmeno, ma di sicuro è morta zitella. E sì, perché ad una certa età, avoglia a dire che sei single, ma se sei costretta a fare la tinta per coprirti i capelli bianchi e hai fatto l’abbonamento dal dentista anziché allo stadio, no non è più un tuo diritto poterti definire single. Del resto, anche in questo campo spazio ai giovani!
Insomma, tornando alla qui presente Sora Camilla, una sera proprio dopo una lunga passeggiata sono uscita con amici e uno di questi, anche poco conosciuto, se ne è uscito con la fatidica frase, abbassando però l’età del nostro presunto matrimonio: “Oh, ma perché se arriviamo single a 30 anni non ci sposiamo io e te?”
Alt.
Punto 1: quanti anni hai, e qualsiasi sia la risposta, di sicuro ne hai meno di 30 e allora perché pensi già a sposarti? e soprattutto perché non ci siamo incontrati prima così magari già ci eravamo sposati?;
Punto 2: ma quanti anni mi dai, così giusto per sapere, non che la cosa mi interessi e mi lusinghi, ma veramente sembro così giovane? Ovviamente il tutto corredato di smorfie e gestualità con le mani da sembrare tanto deficiente, quanto appunto una ragazzina di 14 anni per abbassarmi ancora più l’età.
Punto 3: e qui divento seria. Ora mi spieghi perché qua tutti mi vogliono sposare, ma nessuno nel frattempo, magari così, tanto per provare, si vuole fidanzare con me?
E la risposta è ciò che il giorno dopo mi ha fatto comprare un bel paio di Adidas Training nuove di zecca (Adidas e no Nike, è una questione di stile anche quando si è a passeggio tutte sudate) perché le mie mitiche All Star non sarebbero riuscite a portarmi fino alla Nostra Signora di Guadalupe in Messico.
“Beh, – e già balbettava – sposare perché non sei la classica tipa a cui devi spiegare come funziona un calcio d’angolo prima di portarla allo stadio, altrimenti ti fa vergognare con i vicini.”
Mio commento a lato: “Vabbè, ci può stare, anche se non hai capito che io allo stadio ci vado per conto mio, ho i miei amici, mi trasformo tipo Belfagor perché è la mia valvola di sfogo e a te non ti vedo proprio.”
E lui continua: “Ma anche perché, appunto, hai i tuoi interessi, non sei una che rompe se uno esce con gli amici o si va a fare una partita di calcetto.”
Mio commento a lato: “E certo, sennò sai che palle tu ed io, io e te. Mi sembra scontato. E poi ricordati che io mi devo dividere tra te e la Runci (Veronica)!”
E lui: “E anche perché hai sempre la battuta pronta, non ti scandalizzi per niente.”
Mio commento a lato: “Ecco, tutte belle cose, per carità, ma appunto perché allora non ci fidanziamo, ma dobbiamo aspettare altro tempo per sposarci?”
Botta finale di lui: “Per tutto questo! Perché una come te o la ami, o la odi. La odi da fidanzato perché è impegnativo. La ami da sposato perché ti rilassi.”
Ecco qua il Catullo de’ noantri.
Per tutti quelli che non hanno avuto la Polcaro al liceo: “Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior. Odio e amo. Per quale motivo io lo faccia, forse ti chiederai. Non lo so, ma sento che accade, e mi tormento.”
Peccato che io non sia Lesbia, in tutti i sensi, e che alla fine mi sa tanto che, anche se magari non farò la fine della Sora Camilla, da me dovrete aspettarvi dal giorno alla notte direttamente l’invito al matrimonio, perché i “convenevoli” del fidanzamento a quanto pare non fanno al caso mio!
E quest’oggi, in onore della Sora Camilla e per tutti quelli che aspettano da me altre ricette della dieta Dukan, vi posto di nuovo la ricetta per le Camille, quelle dietetiche!
CAMILLE
Ingredienti:
– 8 cucchiai di CRUSCA d’AVENA
– 2 cucchiai di PHILADELPHIA BALANCE
– 2 UOVA
– 4 pugni di CAROTE alla julienne
– 3 gocce di DOLCIFICANTE liquido
Preparazione:
1) Come per tutte le altre torte Dukan che trovate in questo blog, innanzitutto dividete gli albumi dai tuorli.
2) Lavorate i tuorli con il dolcificante e unitevi anche i cucchiai di philadelphia balance. In questo caso ho utilizzato i fiocchi di latte, ma vi consiglio vivamente di usare la philadelphia balance.
3) Tritate al mixer le carote, ma potete anche lasciarle così intere come appaiono nella foto. In tal maniera ne sentirete maggiormente il gusto.
4) Una volta trita unite alle carote anche la crusca d’avena e mescolate il tutto.
5) A questo punto unite ai tuorli mescolati al formaggio anche le carote e la crusca .
6) Solo ora potete montare a neve gli albumi precedentemente messi da parte.
7) Appena montati mescolateli al composto.
8) Mescolate bene finché otterrete un composto omogeneo.
9) A questo punto, come al solito, bagnate, strizzate e stendete un foglio di carta forno su una teglia.
10) Versate tutto il composto e ponetelo al centro del forno preriscaldato a 180°.
11) Lasciate in forno per 20 minuti con il calore solo da sotto e per altri 10 minuti con il calore anche da sopra.
Molto semplice.