In questo periodo la mia amica Runci va via come il pane, o come meglio precisa Marianna quando le racconto le cronache dal mondo runciano, va via come le rosette calde. E devo dire che sarebbe impossibile il contrario, perché è nel suo periodo di massimo splendore e sprigiona vivacità da ogni poro. Forse anche troppo, dato che sono due notti che torniamo tardi a casa e mentre io mi ruzzolo sul divano alla ricerca del mio plaid con ancora la maglietta addosso, lei gironzola per casa, su e giù per la scaletta, fuori e dentro dal bagno, per passarsi lo smalto all’una di notte, depilarsi alle 2,00, mangiare alle 3,00 “perché sai dopo tutta questa fatica mi è venuta proprio fame”, cacciare farfalle mai prese alle 3,30, cercare il rifugio delle farfalle in credenza alle 4,00 e finalmente darsi pace intorno alle 5,00, arrendendosi al fatto che se teniamo la finestra aperta e la luce accesa quelle entrano in casa per farle dispetto, ma almeno a quel punto trova finalmente soluzione nello spegnere la luce e decidendo di andare a dormire.
E poi chiacchiera, chiacchiera… e quando capisce che sto per chiudere anche il terzo occhio, quello della mente, perché gli altri due da un bel pezzo hanno calato la saracinesca, di soppiatto si sdraia accanto a me e nell’orecchio mi inizia a leggere gli ultimi messaggi che si è scambiata prima con quello della palestra, che però non ci piace più di tanto (ovviamente plurale maiestatis: non è che potrò lasciare il divano al primo che passa) perché la prima volta che ci è uscita lui ha chiesto alla cameriera di portargli una forchetta, peccato però che erano andati al giapponese e queste sono cose su cui – è chiaro – non ci si può passare sopra; poi con quello che sin da subito abbiamo eletto l’uomo della vita, o meglio l’ho eletto io, perché lei ogni due per due mi saltella in stanza, una volta per dirmi “quanto è dolce” e un’altra “mmm… questo non mi convince proprio”, a seconda che lui scriva se sta andando al cinema e quindi non potrà rispondere al cellulare, o se sta passando davanti ad un negozio di animali e ha avuto la brillante idea di comprare un cagnolino tutto per loro. E si sa che un cane dura almeno 15 anni ed è per questo che l’ho eletto uomo della vita.
Ma la causa delle occhiaie di domani mattina – le mie, non le sue, perché come vi ho detto questo periodo è talmente solare di suo che è passata dalle tre creme a strati spalmate ogni sera, al solo sapone per il viso la mattina – non è nessuno dei due tipi di cui vi ho raccontato poco fa. Il tipo in questione è quello che l’ha fermata domenica scorsa, mentre lei era in un centro commerciale completamente assorta a comprare la maglietta uguale identica a quella della Satta con i soldi risparmiati dalle tre creme che ora non mette più, chiedendole che partita di calcio si stesse ascoltando alla radio. Avete capito? Mentre io ero allo stadio circondata da uomini di tutte le specie che nemmeno alla tranquillità del 3° gol hanno pensato di distrarsi guardandosi intorno e magari nella mia direzione (no Daniele, tu non conti. Tu no uomo, tu Sampei e io non farò mai la fine del pesce da pasturare!), lei se ne andava in giro tutta scompigliata venendo rimorchiata da questo ragazzo che oltre ad essere alto (conditio sine qua non della Runci manco fosse figlia di un vatusso) è anche carino e pure simpatico. E dato che dovevamo scoprire se potevamo sostituirlo all’altro come uomo della vita, la sera dopo ci è uscita. L’incontro è andato bene, anche perché sono andati a mangiare la carne e lì la forchetta la doveva usare per forza, ma già dai messaggi del dopo incontro magari qualcosa l’avremmo dovuta intuire…
Tutto il giorno non hanno smesso di chattare, fino a quando è arrivato il momento runciano per eccellenza, ossia l’estetista per la sua preziosa manicure. Il tipo è entrato nel panico mandandole una serie di messaggi a raffica per sapere dove fosse, perché non rispondesse e come faceva a stare dall’estetista alle ore 23,30. Lei ha prima provato a spiegargli che con le dita dentro il fornetto del gel le era un po’ complicato digitare sulla tastiera – omettendo che in realtà era nel bel mezzo di una conversazione in cui spiegava quanto sia fondamentale saper mangiare con le bacchette – e poi gli ha anche inviato la foto dell’estetista come prova della veridicità dei fatti, ma evidentemente lui ha pensato stesse al circo con la donna cannone, perché le ha inviato un “buon anno” e ha spento il cellulare, per poi rifarsi vivo la mattina dopo con questo messaggio che riporto – giuro – fedelmente: “Se vuoi chiamami… Io credo sto per finire i soldi”.
Per fortuna, quando è arrivato il messaggio avevamo già attivato quel neurone a testa che le farfalle della Runci non avevano fatto in tempo a divorare durante la notte e dopo un “nun-gne-la-posso-fa” detto all’unisono, abbiamo convenuto insieme la seguente risposta: “Io i soldi li ho finiti con questo messaggio. Buona Pasqua”. Il tipo ha anche avuto il coraggio di rispondere, ma noi no… Vero, Runci???
Insomma, morale della favola: la mia Runci questo periodo sarà pure ambita come una rosetta calda, ma poi a mangiarsela non ci riesce nessuno, ovviamente tranne me! E siccome anche voi che avete la pazienza di leggere questo blog meritate la vostra rosetta calda, ecco a voi la ricetta.
Ingredienti
> Per la biga:
– 50 g di FARINA MANITOBA tipo 00
– 225 g di ACQUA minerale naturale
– 5 g di LIEVITO DI BIRRA fresco
> Per l’impasto:
– 100 g di FARINA
– 87 g di ACQUA MINERALE NATURALE
– 9 g di SALE
– 3 g di MALTO D’ORZO
– 4 g di LIEVITO DI BIRRA fresco
– 6 g di LECITINA DI SOIA (coadiuvante naturale)
Preparazione
1) sciogliere il lieveto nell’acqua
2) versare nell’impastatrice la farina e poi l’acqua
3) mettere a velocità 1
4) l’impasto è pronto quando omogeneo e non granuloso
5) prendiamo l’impasto e posiamolo con la forma di una palla su unna spiana di legno
6) copriamolo con un canovaccio e lasciamolo lievitare per almeno 24 ore
7) quella che otteniamo è la cosidetta biga
8) Il giorno dopo aggiungiamo alla biga gli altri ingredienti poco alla volta tranne il sale (sempre nell’impastatrice)
9) mandiamo l’impastatrice a velocità 1 per 10 minuti
10) quando l’impasto si è staccato completamente dalle pareti allora aggiungiamo il sale e aumentiamo la velocità a 3 o 4
11) prendere l’impasto e lasciarlo riposare almeno per 30 minuti
12) una volta riposato, stacchiamo dei pezzi da circa 80 g ciascuno e formiamo delle pallette
13) anche le pallette vanno fatte riposare per almeno 30 minuti coperte
14) a questo punto prenidiamo un tagliamele e pressiamo ciascuna palletta, senza arrivare fino in fondo
15) lasciamo lievitare per altri 60 minuti
Ora è possibile infornare. Forno statico a 250° per 25 minuti. Posare le forme ovviamente con la rosa in alto e su una teglia rivestita con carta forno.
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